F, f/. Questo simbolo, preferibilmente il secondo f/, indica il valore delle aperture del diaframma di un obiettivo. Per calcolare la luminosità di una lente si divide la sua lunghezza focale per il diametro. Una lente da 50mm di focale e del diametro di 25mm ha un’apertura relativa 2 che in gergo si chiama luminosità e si esprime con f/2 o F2, dove f/ o F rappresentano la focale. Questo valore che è costante in tutti gli obiettivi, consente di conoscere la quantità di luce che passa attraverso l’obiettivo nell’unità di tempo. I valori numerici attribuiti alle aperture di diaframma derivano dal fatto che moltiplicando il diametro per la radice quadrata di 2 (1,4142), l’area del cerchio raddoppia. Così, i valori f/ sono il risultato del prodotto delle successive moltiplicazioni di 1,0 per 1,4142 . Ad esempio: 1,0×1,4142=1,4142 o f/1,4;.1,4142×1,4142=2 o f/2; 2×1,4142=2,828 o f/2,8; ecc. In pratica, l’area del diaframma (e quindi la quantità di luce) varia di un fattore 2 ad ogni stop. Cio significa che aprendo o chiudendo il diaframma di un valore, l’esposizione aumenta o si riduce di 2 volte rispettivamente; variandolo di 3 stop, invece, l’esposizione aumenta o si riduce di 8 volte. E cosi via. I valori f/ sono riportati sulla ghiera dei diaframmi degli obiettivi. Il valore più piccolo indica la luminosità massima dell’obiettivo. Un obiettivo 50mm per una fotocamera reflex ha una luminosità massima di f/1,4 o f/1,8 ed una minima di f/16 o f/22. Gli obiettivi per le fotocamere di medio o grande formato sono meno luminosi e raggiungono chiusure di diaframma minime di f/32 o f/45. In molti zoom economici la luminosità varia all’aumento della focale in quanto l’apertura relativa diminuisce all’aumento della focale. Solo alcuni modelli costruiti con una particolare disposizione dei gruppi ottici mantengono costante la luminosità per tutta la gamma delle focali.
FAHRENHEIT, °F. Grado della scala delle temperature in uso solo negli Stati Uniti presenta il vantaggio di suddividere i gradi con maggiori intervalli rispetto alla scala Celsius in centigradi. Si basa su un punto di congelamento dell’acqua a 32°F e di ebollizione a 221°F. Il nome della scala è quello dello scienziato tedesco che la creò. Una formula approssimativa per trasformare i gradi Fahrenheit in Celsius è: C=F-32/2.
FATTORE FILTRO. A seconda del colore e della densità, i filtri assorbono un certo quantitativo di luce. Per compensare la perdita di luminosità occorre aumentare l’esposizione in base al fattore filtro. Se questo e 2X occorre raddoppiare il tempo di esposizione o aprire il diaframma si uno stop. Usando una fotocamera dotata di esposimetro TTL, non bisogna tener conto del fattore filtro in quanto il suo assorbimento viene automaticamente considerato.
FEATHER. Sfocatura dei bordi di un’area selezionata.
FILE. Un programma, un documento, un’utilità: in pratica qualunque elemento non possa essere descritto come hardware all’interno di un computer. Un file può contenere un messaggio, un’immagine o un programma di elaborazione.
FILL-IN. Vedi Flash di schiarita.
FILTRI (Fot.). I filtri fotografici sono degli elementi in vetro o altro materiale otticamente trasparente, che si applicano agli obiettivi di una fotocamera (o tramite adattatori) per correggere la qualità della luce nella fotografia in bianconero (filtri di contrasto) o a colori (filtri di correzione, conversione) o ridurne l’intensità. L’uso dei filtri nella ripresa digitale può essere emulato al computer o in fase di ripresa sempre via software con le fotocamere che lo consentono.
FILTRI (Dig.). Talvolta chiamati Effetti, sono funzioni matematiche applicate ad un’immagine per fornire un effetto specifico, come sfocatura, distorsione, contrasto, bassorilievo o altri di tipo artistico.Si tratta di un’utilità software per modificare un’immagine, cambiando il valore di certi pixel, e creare effetti speciali.
FILTRI CREATIVI. In esecuzioni diversissime consentono di creare effetti speciali in ripresa senza difficoltà. Si possono ottenere immagini multiple, ripetute, parzialmente sfocate, colorate, parzialmente colorate, effetti nebbia o arcobaleno, ecc. Il risultato non è sempre eccezionale.
FILTRI DI COMPENSAZIONE. Identificati dalla sigla CC, permettono una precisa, ma limitata correzione del colore sulla banda del rosso, del blu e del verde lavorando con pellicole per diapositive. Offerti in 6 colori (3 additivi e 3 sottrattivi) con varie densità, sono utili nel caso di riprese con fonti di illuminazione non perfettamente compatibili con la taratura delle pellicole.
FILTRI DI CONTRASTO. Tutte le pellicole bianconero ortocromatiche o pancromatiche (ma lo erano di più in passato) sono esageratamente sensibili al blu. L’uso di un filtro giallo ad esempio, riducendo la sensibilità al blu consente alle nuvole bianche di risaltare sul cielo. I filtri arancione, rosso e verde funzionano da barriera più o meno intensa per i colori diversi da quello del filtro impiegato, mentre lasciano passare totalmente il proprio colore, col risultato che esso risultera con un tono di grigio più chiaro.
FILTRI DI CONVERSIONE. Consentono l’impiego di una pellicola per diapositive a colori per luce diurna in luce artificiale (e viceversa) senza il rischio di ottenere dominanti. Nel primo caso si utilizza la serie 80 color ambra, fotografando con pellicola per luce artificiale in luce diurna occorrera servirsi di un filtro della serie 85 blu.
FILTRI DI CORREZIONE. Consentono una correzione cromatica più fine di quella del filtri di conversione. Disponibili nelle serie 81 e 82 in tre gradazioni, consentono di raggiungere la temperatura di colore ideale. Per il miglior uso occorre servirsi di un termocolorimetro.
FILTRI DI SFOCATURA (Dig.) Serie di filtri concepita per sfocare un’immagine o la selezione di un’immagine. Include numerosi filtri, ma quelli denominati Controllo Sfocatura (per sfocature di tipo generale) ed Effetto Movimento (per creare effetti di moto) tendono ad essere i più utilizzati.
FILTRO DICROICO. E’ il filtro, ottenuto per condensazione di vapori su una superficie trasparente (vetro o gelatina), che riflette le porzioni non desiderate dello spettro.
FILTRI IN GELATINA. Forniti in formato (ad esempio 10x10cm) per essere usati con adattatori esistono in diversissime versioni e colori, molte di più di quelle disponibili per i filtri in vetro. Perfettamente tarati, sono abbastanza robusti e durano a lungo solo se manipolati con attenzione ed impiegati negli appositi portafiltro. Sono forniti anche in fogli di grande dimensioni da posizionare su lampade o flash da studio.
FILTRI NEUTRI. Di colore grigio, assorbono in modo identico tutti i colori dello spettro permettendo di ridurre la quantità di luce che raggiunge la pellicola. Possono essere usati sia con pellicola bianconero che a colori.
FILTRO POLARIZZATORE. Consente la riduzione dei riflessi dalle superfici lucide escluso il metallo. Di color grigio neutro può essere usato con pellicola a colori e con le fotocamere digitali. In questo caso, consente anche di saturare i colori che assumono un aspetto più intenso. L’effetto maggiore di polarizzazione si ottiene quando la sorgente luminosa si trova a 90 rispetto all’asse ottico e può essere controllato nel mirino ruotando il filtro sul proprio asse tramite la ghiera posta sulla sua montatura. Per evitare interferenze con i sistemi autofocus, il filtro polarizzatore deve essere di tipo “circolare”.
FILTRO SKYLIGHT. Di colore leggermente rosato, taglia le radiazioni ultraviolette, ma è soprattutto utile fotografando a colori per eliminare la colorazione azzurrina delle riprese in ombra o sotto il fogliame. In pieno sole, però, rende più rosso e sgradevole il tono pelle. Non è quindi adatto come filtro di protezione anti graffi o polvere da tenere fisso sull’obiettivo.
FILTRO UV. Assorbe le radiazioni UV (inferiori a 400nm) presenti in alta montagna o al mare che favoriscono la perdita di dettaglio a grande distanza. Inoltre, producono una dominante azzurrina con le pellicole a colori, sovraespongono il cielo con il bianconero rendendo meno distinte le nuvole. Essendo incolore e ideale per proteggere la lente anteriore degli obiettivi.
FINESTRA DI DIALOGO. Una finestra interattiva che si apre in un programma di fotoelaborazione quando si attivano determinati strumenti. L’utente può a quel punto regolare l’effetto dello strumento tramite la finestra stessa.
FIREWIRE. Tipo di trasferimento di dati ad alta velocità tra periferiche (schede di memoria o hard disk esterni) ed il computer. E’ chiamata anche IEEE 1394 e iLink.
FIRMWARE. E’ il software residente a bordo di una apparecchiatura fotografica, fotocamera, sistema di memoria o stampante che consente di svolgere una serie di funzioni tramite i menu di gestione. In diversi casi è possibile aggiornarlo per aumentare le possibilità dell’apparecchio oppure eliminare difetti che si manifestano nel corso della vita dello stesso.
FISHEYE. Vedi Obiettivo fisheye.
FISSAGGIO. Soluzione chimica che trasforma i sali d’argento non sviluppati in sali solubili. Viene utilizzato dopo lo sviluppo e prima del lavaggio finale di pellicole e carte. La funzione del fissaggio e quella di rimuovere dalla pellicola i sali d’argento ancora sensibili alla luce, per rendere perenne l’immagine d’argento sviluppata. La formulazione al tiosolfato di ammonio dei cosiddetti “fissaggi rapidi”, consente di abbreviare notevolmente i tempi del trattamento.
FLARE. Vedi luce parassita.
FLASH A LUNGO PICCO. Flash elettronico che utilizza il principio dello stroboscopio per fornire un lampo più lungo del normale. Questa emissione luminosa a impulsi (ma continua per l’occhio umano) consente di poter utilizzare efficacemente un otturatore a tendina anche con i tempi più brevi, ma con una potenza molto ridotta.
FLASH ANULARE. Flash elettronico caratterizzato da una lampada di forma circolare, da montare sull’obiettivo della fotocamera. L’effetto fondamentale di questo flash e quello di fornire immagini prive di ombre. Particolarmente indicato per la macrofotografia.
FLASH DEDICATO. Flash integrato totalmente con l’elettronica della fotocamera. Seleziona il tempo di otturazione dell’apparecchio, emette la giusta quantità di luce in base al diaframma prescelto, determina la distanza a cui si trova un soggetto, provvede al fill-in automatico, ecc. I più complessi consentono anche la sincronizzazione a scelta sulla prima o la seconda tendina.
FLASH DI SCHIARITA. E’ una tecnica che consiste nell’illuminare con il flash un soggetto in piena luce diurna allo scopo si schiarire le ombre e finalizzata a ridurre il contrasto.
FLASH ELETTRONICO. L’evoluzione tecnica ha portato nel tempo moltissimi perfezionamenti, ma alla base del flash elettronico restano sempre: una fonte di energia elettrica (pila o batteria), un condensatore, un circuito di innesco e la lampada riempita di gas che produce il lampo con la scarica tra due elettrodi. La durata del lampo di un flash varia da 1/800 a 1/40.000 di secondo. Per l’uso con le fotocamere dotate di otturatore a tendina occorre impostare il tempo di sincronizzazione della fotocamera. La potenza, calcolata in joule ed espressa anche attraverso il numero guida (NG), varia enormemente a seconda dei modelli.
FLASH INDIRETTO. Tecnica di illuminazione con la quale la torcia del flash invece di essere rivolta direttamente sul soggetto viene rivolta verso il soffitto di una stanza o contro un pannello riflettente o parete per ottenere una luce più diffusa e morbida. Con questa tecnica occorre ricalcolare i valori di esposizione.
FLASH MEMORY. Scheda di memoria a stato solido, nel senso che non ci sono parti che si muovono (è l’elettronica che svolge il lavoro e non la meccanica). Disponibile in vari formati: la CompactFlash (CF) e la Secure Digital (SD) sono le versioni più utilizzate. Meno diffuse le Memory Stick, xD-Picture Card e SmartMedia. Queste schede hanno diversi vantaggi: sono leggere, non fanno rumore, sono affidabili, e salvano le immagini velocemente, non subiscono effetti dal passaggio ai raggi-X. La capacità è in costante aumento e si calcola in MegaByte o GigaByte.
FLASH TTL. Si intende con questa terminologia la funzione di alcuni apparecchi fotografici di consentire il controllo automatico dell’esposizione con il flash dedicato grazie al circuito esposimetrico che misura la quantità di luce che passa effettivamente attraverso l’obiettivo al momento dello scatto.
FLIP. Inversione di un’area selezionata dell’immagine, o dall’alto al basso (verticalmente) o da sinistra a destra (orizzontalmente).
FLOPPY DISK. E’ il nome dato comunemente ai primi dischi rimovibili per computer per registrare dati. Il floppy da 3,5″ è stato usato fino agli anni Novanta con una capacità massima di 1,4Mb resa del tutto insufficiente dai file contenenti immagini.
FLUORESCENZA. Luce visibile emessa da alcune sostanze quando vengono eccitate dalle radiazioni ultraviolette emesse da una lampada di Wood (luce nera).
FLUORITE. Sostanza utilizzata nella produzione di vetro ottico a base di fluoruro di calcio. E’ caratterizzata da un bassissimo indice di rifrazione e da una bassa dispersione. Si presta quindi assai bene alla costruzione di lenti per obiettivi con una ottima correzione delle aberrazioni cromatiche. Le lenti alla fluorite sono utilizzate soprattutto nei teleobiettivi luminosi. Di recente si è riusciti ad abbassare gli alti costi della produzione e di lavorazione utilizzando non fluorite pura, ma vetro ottico (detto fluoro-crown) che offre prestazioni simili utilizzando un modesto quantitativo di fluorite.
FLUSSO DI LAVORO. Una procedura (workflow) personalizzata da seguire quando si caricano, quando si fanno copie di sicurezza, si ritoccano e si archiviano le immagini. Nasce per processare in sicurezza ed efficientemente i file digitali.
FOCALE. Esprime in millimetri la lunghezza focale di una lente e quindi di un obiettivo.
FOOTCANDLE. Unità di misura statunitense dell’illuminamento. Pari ad un lumen per piede quadrato, equivale a 10,764 lux.
FORMATO (Fot.). Indica la dimensione del fotogramma fornito da una certa fotocamera e, di conseguenza, il tipo di pellicola adatto. Il formato 135, che produce fotogrammi 24x36mm, è il più diffuso ed usa pellicola perforata da 35mm. Il formato APS o IX240, usa pellicola da 24mm con un fotogramma di 16,7×30,2mm. Il formato 120 in rullo è utilizzato agli apparecchi medio formato che forniscono un fotogrammi da 4,5x6cm, 6x6cm, 6x7cm, 6x9cm, ecc. Il formato perforato 70mm è d’uso professionale e richiede speciali magazzini. I formati di pellicola piana vanno invece dallo standard 4×5 pollici, al 13x18cm, al 8×10 pollici (20x25cm).
FORMATO FILE. La “lingua” in cui l’immagine digitale viene scritta su disco o altro supporto. Dice ad un programma come dovrebbe gestire i dati nel file per mostrarli correttamente. La scelta del corretto formato è importante per garantire la compatibilità fra programmi diversi. Esempi di formati file sono: Jpeg,TIFF, EPS, PICT. E’ detto formato file originale quello del file associato ad un programma specifico (come un particolare tipo di programma di fotoelaborazione) e che spesso è ottimizzato per questo programma.
FORMATTAZIONE. Preparazione di un disco per l’uso da parte dell’hardware e del sistema operativo; operazione denominata anche inizializzazione. Quando un computer inizializza un disco, ne cancella in modo completo e irreversibile le informazioni in esso eventualmente contenute.
FOTOCAMERA A CORPI MOBILI. Apparecchio di grande formato (dal 4×5 pollici in su) con messa a fuoco su un vetro smerigliato posto sul piano focale, detto anche a banco ottico. Al momento dello scatto, un contenitore con la pellicola (chassis) prende il posto del vetro smerigliato. E’ così denominata per la particolarità di poter basculare e decentrare sia la standarta anteriore (piastra portaobiettivo) che quella posteriore (piano focale).
FOTOCAMERA ANFIBIA. Questo tipo di apparecchio può essere usato sia a terra che in immersione entro i limiti indicati dal fabbricante. I modelli più semplici sono in grado di giungere a tre o quattro metri, quelli professionali fino a 50m. La più famosa anfibia è stata la Nikonos ad obiettivi intercambiabili.
FOTOCAMERA AUTOMATICA. Si intende l’apparecchio che, munito di un esposimetro incorporato collegato ad un sistema di controllo elettro-meccanico o elettronico, è in grado di regolare automaticamente il tempo e/o il diaframma in funzione della sensibilità della pellicola e del livello di illuminazione.
FOTOCAMERA COMPATTA. Termine usato per indicare apparecchi fotografici analogici e digitali con obiettivo non intercambiabile a focale fissa o zoom di dimensioni ridotte.
FOTOCAMERA DIGITALE. La cattura dell’immagine, nelle fotocamere digitali, avviene mediante un sensore elettronico che la registra in formato file su schede di memoria o altro supporto adatto.
FOTOCAMERA FOLDING. Di grande formato, ma con movimenti più limitati rispetto ad un modello a corpi mobili, può essere piegata su se stessa per rendere più facile il suo trasporto sul luogo di ripresa. Molti modelli sono prodotti in legno.
FOTOCAMERA IMPERMEABILE. Alcuni apparecchi fotografici in particolare di tipo compatto sono fabbricati in versione ogni tempo (waterproof) per proteggere l’interno da schizzi d’acqua, umidità, polvere o sabbia. Questi apparecchi, tuttavia, non possono essere utilizzati sotto la superficie dell’acqua in quanto non sono adatti a sopportare alcuna pressione.
FOTOCAMERA MANUALE. Alcune fotocamere del passato, anche se dotate di esposimetro incorporato, richiedono l’impostazione manuale del tempo e del diaframma. Molti apparecchi automatici, tuttavia, consentono anche l’uso in manuale.
FOTOCAMERA PANORAMA. Si distinguono due tipi di apparecchi: il tipo panorama che sfrutta un obiettivo ultra-grandangolare per sviluppare un fotogramma fortemente rettangolare (6x12cm o 6x17cm) oppure il tipo panoramico che adotta un obiettivo rotante. Negli apparecchi fotografici panoramici viene utilizzato un obiettivo rotante mentre il piano focale e curvo per mantenere costante il fuoco. L’esposizione avviene per scansione attraverso una fessura o combinando l’ampiezza della fessura con la velocita di rotazione. In entrambi i casi non vi sono distorsioni apparenti fintanto che l’apparecchio e parallelo alla linea dell’orizzonte (a bolla).
FOTOCAMERA PRESS. Apparecchio tipico del fotoreporter fino agli anni Cinquanta. Formato 4×5 pollici, pieghevole.
FOTOCAMERA REFLEX. Il sistema di visione reflex della camera oscura dei pittori di fine Quattrocento, fu adottato anche per la fotografia. A fine dell’Ottocento, furono molti gli apparecchi fotografici ad adottare un mirino con visione reflex. La Graflex nel 1902 fu il primo apparecchio reflex monobiettivo di grande formato. Molti apparecchi “biottica” seguirono utilizzando due obiettivi identici per l’inquadratura (che serviva anche per la messa a fuoco) e la ripresa. Nel 1936 la Exakta presentò il primo apparecchio reflex monobiettivo per il formato 35mm per il quale lo stesso obiettivo di ripresa serve per inquadratura, messa a fuoco e ripresa. Il sistema ebbe successo solo trent’anni più tardi con la produzione giapponese.
FOTOGRAFIA IMMEDIATA. Sistema inventato da Edwin Land fondatore della Polaroid per ottenere stampe immediate dopo lo scatto, fu lanciato nel 1947. Le pellicole a sviluppo immediato (instant) prodotte da Polaroid e poi da Fuji consentono di ottenere un’immagine positiva in pochi minuti senza bisogno di camera oscura. L’immagine positiva si forma per trasferimento grazie all’azione di reagenti contenuti in un guscio integrato in ciascun film. I reagenti vengono sparsi uniformemente su tutta la superficie da due rulli al momento dell’uscita dalla fotocamera. La Kodak entrò nel settore nel 1976, ma ne uscì dopo aver perso una lunga causa intentata da Polaroid per violazione di brevetti.
FOTOGRAFIA STROBOSCOPICA. Fin dalle origini i fotografi hanno cercato di analizzare il movimento attraverso l’immagine fissa. I primi esperimenti di Eadweard Muybridge furono realizzati sfruttando serie di apparecchi fotografici che scattavano una immagine del soggetto in movimento in rapida successione. Con l’invenzione del flash elettronico e stato possibile studiare il movimento sfruttando un solo fotogramma. Con la tecnica dell’open flash e l’uso di un flash stroboscopico, che emette una serie di lampi a determinati brevissimi intervalli di tempo, e possibile registrare l’evoluzione del movimento ottenendo un effetto stroboscopico.
FOTOGRAMMA. Immagine appartenente ad un’intera pellicola. E’ detto fotogramma anche l’immagine creativa ottenuta ponendo direttamente uno o più oggetti sulla carta da stampa e la sorgente luminosa, famosi i fotogrammi di Man Ray. L’immagine rappresenterà le ombre o le trasparenze dei vari oggetti utilizzati.
FOTOLABORATORIO. Fornisce servizi di sviluppo e stampa professionale ed amatoriale. Conversione e stampa da file digitali, scansioni, elaborazioni, album, ecc.
FOTOMETRO. Misuratore del livello di illuminazione, dizione originale per esposimetro.
FOTOMICROGRAFIA. Ripresa fotografica scientifica con l’utilizzo di microscopi ad alto ingrandimento.
FOVEON. Sensore messo a punto dalla omonima ditta statunitense che emula, nel principio di funzionamento, una pellicola a colori. In pratica, il Foveon X3, questa la sigla completa del sensore, è un CMos a tre strati ognuno dei quali sensibile ad un colore. L’immagine prodotta da questo sensore è caratterizzata da un’elevata nitidezza.
FRAME GRABBER. Componente hardware che cattura il segnale analogico video di un dispositivo riproduttore quale un videoregistratore e lo digitalizza trasferendolo in un computer.
FUOCO INTERNO. Alcuni obiettivi, specialmente di lunga focale, sono dotati di un sistema di messa a fuoco che sfrutta lo spostamento dei gruppo ottici e non comporta l’allungamento del barilotto. Ne consegue maggior robustezza e una migliore tenuta agli agenti atmosferici.