31 Ago Vejer de la Frontera, Cadiz – Free Andalucia
Vejer de la Frontera, Cadiz – Free Andalucia
Seduto al baretto e tapas “La Venencia” a Siviglia – Free Andalusia
Eravamo rimasti a quando io e Amparo eravamo all’interno della cavità dell’albero gigante e parlavamo, scherzavamo e sorseggiavamo birra.
Lei parla a ruota e molto velocemente però riesco a capire quello che dice… non esattamente tutto. Ripete la parola “capisci?” perché le fa ridere il suono e me la sente dire spesso.
Intanto arriva la cameriera con Tapas di frittura di calamaro e polpette di melanzane.
Dopo l’albero l’ho accompagnata nel punto in cui aveva legato la bicicletta ad un albero e ci siamo congedati pensando di non rivederci più (sarei dovuto partire il lunedì seguente).
Quando arrivo all’ostello le scrivo un messaggio su Facebook. E’ un messaggio molto sentito e sincero perchè mi sarebbe piaciuto rimanere più tempo con lei per conoscerla meglio, parlare e ridere insieme.
La mattina seguente mi sveglio e faccio un giro nella parte interna della città vecchia, quella che si affaccia sul porto commerciale di Cadiz. Durante una sosta leggo il messaggio che Amparo mi ha mandato qualche ora prima: “vediamoci sulla playa alle 13:30”. Ok, penso e rispondo.
Ci incontriamo sulla battigia della Playa de la Victoria il cui paesaggio è magico: sole alto che regala colori brillanti e l’oceano di porcellana che riflette i suoi raggi (la città di Cadiz è famosa, non solo in Spagna, per la bellezza della luce che viene riflessa dall’Oceano).
Ci sediamo sugli asciugamani e io faccio il bagno tra le onde di risacca. Mentre siamo lì a parlare si avvicinano dei gabbiani e gli diamo da mangiare un tramezzino che mi era avanzato dal giorno prima e che ho ancora nello zaino. La scenetta dei gabbiani diventa comica quando ad un certo punto arriva un maschio e con prepotenza caccia via le femmine (più piccole e di colore tendente al marroncino) e Amparo inizia ad imprecargli contro e cercare di distrarlo.
Vamos a comer? Proprio lì vicino c’è un posto in cui se puete tapear muy bueno. Tortilla, carne, fritturina, dolce… tutto delizioso.
La mia amica passa da casa per preparare lo zaino mentre io vado in spiaggia a stendermi al sole fino a quando non ritorna. Con un fischio mi chiama dalla passerella e in due minuti siamo di nuovo in cammino.
Cafè? Vale!
Caffè e poi su consiglio del cameriere che ci ha servito qualche minuto prima, ci avviamo con la sua auto verso Vejer de la Frontera!
Questo è un paesino arroccato su una rupe che guarda l’Oceano Atlantico dall’alto. Le case, i muri di cinta, le chiese e tutto ciò che è costruito sono di colore bianco. Centro informazioni turistiche, che fortuna! Il tipo molto simpatico, come del resto lo sono tutti quelli che ho incontrato in questo paesino, ha un debole per l’Italia e ci racconta che presto farà un viaggio a Firenze, Pisa e Venezia.
Ci congediamo da “Information”, proprio alle porte di Vejer de la Frontera, e siamo di nuovo in strada.
Visitiamo un po’ il paesino e convinco Amparo ad essere più calma e rilassata nel camminare, le dico di godersi con più tranquillità il tour e il tempo.
Nel nostro girovagare lento allora, ci troviamo in una stradina che finisce in un patio adornato da innumerevoli vasi con fiori colorati di ogni tipo.
Anche qui tutto è bianco e i fiori, che spiccano in maniera decisa su questo sfondo, sono innaffiati da una gentile signora che ci saluta.
Subito facciamo amicizia, entriamo nelle sue grazie e disponibile ci fa entrare nella corte interna dell’abitazione. Qui, come avviene per le nostre corti nei centri storici delle città del Salento, si affacciano le diverse dimore dei parenti della donna.
Quest’ultima è così entusiasta dell’evento (due turisti di cui uno proveniente dalla lontana Italia e con una fotocamera al collo) che ci fa entrare in una stanza in cui il marito sta giocando a carte con il cognato. Conversiamo allegri di tutto un po’ e prima di andare via, scatto una foto a tutte le sorelle che abitano lì (proprio come se stessimo in un paesino del basso Salento).
Lasciamo le donne con la promessa di inviare le foto via email alla nipote e ci dirigiamo verso il Castillo.
Lì ci accorgiamo con infinita sorpresa che è chiuso l’accesso al pubblico e allora dirottiamo su piazza di Spagna. Questa è una piazza meravigliosa, con al centro una fontana finemente decorata tanto che sembra quasi uscita da un dipinto.
Intanto al tavolino vicino una famiglia del Mulino Bianco scatta foto ricordo con il cellulare.
Ho trovato Vejer de la Fronteira estremamente gradevole e affascinante. Torniamo a Cadiz per comer!
Ora, mentre scrivo queste parole sulla mia agendina, un giovane uomo in giacca e cravatta entra in auto. Cinque minuti per sistemare le ultime cose e finalmente mette in moto.L’auto è una Golf, ultimo tipo. Sul sedile posteriore è sistemato un seggiolone, accanto una donna che non smette un minuto di parlare. Mette la cintura di sicureza, respiro profondo e va via. Quell’ultimo sospiro faceva intuire un enorme sacrificio e pazienza!.
Prima di fermarci, Amparo mi porta nella parte interna del porto, su una linea di asfalto sopra i frangiflutti che per qualche centinaio di metri entra nel cuore del golfo. Da lì riusciamo a godere di un panorama stupendo e lei mi racconta che i turisti non lo conoscono affatto.
Lasciato il porto giriamo per una mezz’oretta in cerca di un parcheggio che non sia a pagamento. Stasera berremo qualcosina e lei si è già preparata per tornare a casa in bicicletta. Il posticino che scegliamo è veramente particolare. Mangiamo un’ottima purea di ceci con sesamo e patate ai quattro formaggi. Vino bianco semi-dulce per lei, bianco brut per me. Tutto è sqiusito e le due giovani propritarie hippie sono gentilissime. La cucina vegana è la loro specialità.
Ora vado a lavare le mani e mi sposto… le mosche sono insopportabili in qeusto punto!
Il ristorante/taperia “La Venencia” si trova in Calle Julio César, 10 – 41001 Siviglia, Spagna – Tel. +34 955 517 208
Vorrei chiudere postando una foto che mi suscita emozioni meravigliose: