07 Set Mercato del pesce di Jimbaran e Kuta – Bali: il viaggio sotto l’Equatore
Mercato del pesce di Jimbaran e Kuta – Bali: il viaggio sotto l’Equatore
Balangan, 07.08.2014
Abbiamo concordato con il tipo del noleggio scooter di venire a portarcelo alle sei del mattino in modo da avere tutta la giornata a disposizione per scorrazzare. alle sei e cinque minuti ha bussato alla porta della nostra camera. Abbiamo pagato 1200 Rp per due giorni e dopo un’abbondante colazione siamo andati a letto nuovamente fino a mezzogiorno.
Appena svegli ci siamo buttati per le strade di Jimbaran con il nostro nuovo motorbike. Qui tutti guidano veramente da pazzi. La guida è a sinistra come in Inghilterra e i motorini sfrecciano per le strade ed escono da tutti i buchi!
La nostra meta era il il mercato del pesce e vi ci siamo diretti con il motorino. In realtà non sapevamo dove fosse ma con un po’ di intuito e di intraprendenza ci siamo arrivati in poco tempo.
Sul posto gli unici “non locali” eravamo io e Fede.
All’interno del capannone, sui banchi di legno unti e consumati, il pesce oceanico era venduto in grandi quantità da uomini e donne balinesi. L’odore è molto forte e usano pulire il pesce, lavarlo e gettare l’acqua sporca a terra: grazie ad un grezzo sistema di canali, l’acqua putrida viene convogliata direttamente a sulla spiaggia dove stagna in pozze maleodoranti.
Ho girovagato per ore solo tra i banchi e sul lungo pontile che entra nella baia tramite un braccio di cemento armato. Federica (me lo ha riferito in seguito quando ci siamo incontrati nuovamente sulla spiaggia) ha passeggiato lungo la battigia fino al frangiflutti infondo, prima dell’aeroporto.
Più in la c’è il tempio induista e dall’altra parte del mercato del pesce si trova quello musulmano. Alle spalle del fish market un altro capanno ospita il mercato dei generi alimentari misti caratteristici del sud est asiatico. In un negozietto, una donna vendeva varietà differenti di uova, tra cui spiccavano quelle di gabbiano.
Qui ho scattato diverse foto e preso familiarità con la frutta locale. Ho comprato un chilo di snake fruit a duemila rupie e una papaia matura di due chili per quattromila rupie.
Quando ci siamo rincontrati abbiamo chiesto informazioni ad un barcaiolo che per pochi soldi portava in giro i turisti nella baia con la sua classica barchetta da pesca colorata.
Lasciato il mercato del pesce e Jimbaran, ci siamo diretti verso Kuta Beach dove abbiamo fatto un giro nel centro della cittadina prima di riuscire trovare la spiaggia. Alla fine l’abbiamo trovata; parcheggiato il motorino insieme agli altri ci siamo diretti verso la grande spiaggia oceanica di Kuta Beach.
Stesi gli asciugamani e sistemati gli zaini abbiamo subito fatto il bagno. Le onde impetuose si infrangevano lungo il punto in cui il fondale diventa più basso con un fragore impressionante. Quel giorno il mare era veramente grosso e le grosse onde close out erano una vera sfida per i surfer che le cavalcavano.
I tipi che affittano le tavole erano proprio dietro di noi e non smettevano di chiamarci e chiederci se avevamo bisogno di un surfboard o di una bibita fresca. “Bintang! Bintang!” urlavano di tanto in tanto.
Finalmente dopo una session di surf ho comprato una Sprite e offerto una birra al tipo delle tavole.
L’Oceano Indiano è veramente immenso. Si percepisce la sua potenza solamente a guardarlo. I set di onde sono regolari e ogni tanto arrivano quelle spaventose!
Quando arrivava il fuoriserie tutti i surfer sulla line up uscivano a largo per evitare di incappare tra gli enormi flutti. L’onda è veloce e quando non chiude rapidamente su se stessa, forma tubi maestosi. Si inarca a sinistra oppure punta al centro della baia con una difficile e velocissima onda destra.
Kuta Beach è da vedere, ci si può stare mezza giornata e poi bisogna scappare via. Mi avevano parlato e avevo letto qualcosa del caos turistico a Kuta Beach ma, dopo Jimbaran, non avrei mai immaginato che fosse a quei livelli. L’intera città è costruita per i turisti: decine di negozi di articoli per surfisti, ristoranti, pub, discoteche si susseguono per centinaia di metri. L’ideale per la massa di australiani e americani che cercano lo sballo e il divertimento, un’inferno per chi, come noi, cerca la natura. La spiaggia di Kuta è immensa e nelle belle giornate è possibile vederla quasi tutta fino a nord: la sabbia chiara disegna un lunghissimo arco e le onde schiumano con potenza all’interno di essa. La sera poi tutto il litorale si popola di centinaia di turisti e locali che vengono a fare il bagno o a godersi il tramonto in riva all’oceano; ne risulta un affollamento di colorate figurine che popolano l’arenile.
Dopo Kuta Beach ci siamo messi in marcia per ritornare in albergo. Per strada abbiamo chiesto indicazioni ad un tassista e lui gentilissimo ci ha detto di seguirlo. Dopo innumerevoli giri si è fermato e una volta raggiunto ci ha comunicato che avremmo dovuto proseguire diritto invece di svoltare in un’altra strada. Comunque ha bloccato il caotico traffico diretto a Kuta e ci ha permesso di tornare indietro per imboccare la strada giusta. Questo è l’ennesimo esempio della gentilezza e disponibilità degli abitanti di Bali.
Arriviamo in camera. Doccia e cena fuori!